mercoledì 24 luglio 2013

Edificio 17A – Giuseppe


Anche questa mattina mi sono svegliato con la febbre. Ormai sembra sia diventata una consuetudine. Oggi siamo arrivati a trentanove. Acqua, bevuta a letto con la cannuccia. Poi ricordo che c'è del gelato al limone. Meglio dell'acqua. Il paracetamolo fa lentamente il suo effetto. Comincio a sudare e la febbre va scemando. Giuseppe, un infermiere, mi ha detto che dobbiamo cambiare il catetere. Lo dovevamo fare ieri, ma abbiamo rimandato a questa mattina. Recuperate un poco le forze, decido di fare una passeggiata lungo il corridoio che conduce all'uscita. Incontro Giuseppe. Mi chiede se può offrirmi un caffè. Naturalmente accetto. Ci sediamo nel soggiorno, ci dividiamo il caffè. Facciamo quattro chiacchiere. Mi dice che lo ha divertito vedermi rifiutare di ricevere una suora che voleva darmi un'immaginetta della madonnina. Inoltre è rimasto colpito dal fatto che gli ho detto che mi sono sbattezzato. Non conosceva nemmeno l'esistenza di questa possibilità. Abbiamo parlato di come affrontare la malattia. Come sia importante la qualità della vita, più della vita stessa. Penso che sia una verità da tenere sempre presente. Anche i rapporti interpersonali fra malato e personale sanitario sono molto importanti. E Giuseppe ha compreso questo.
Dopo il caffè e lo scambio di opinioni il rapporto con Giuseppe è cambiato. Mi ha sostituito il catetere e io gli ho dato un mio biglietto da visita con l'indirizzo del mio blog.
Mi comunicano che il Targin, una delle medicine che prendo, lo hanno richiesto alla farmacia, ma non è ancora arrivato. Mi chiedono se io ne ho. Quando porto la risposta trovo Giuseppe nel soggiorno degli infermieri insieme ad altri due colleghi e il dottore di turno. Attorno al tavolo stanno mangiando pane con le panelle. Visto che i panini non mancavano, mi hanno chiesto se ne accettavo mezzo. Potevo dire di no? Prima di tutto perché offerto da loro era un segnale forte. Quasi commovente. E poi, un panino con le panelle... come si fa a dire no?

Ho paura di cominciare a sentirmi a casa. 

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