giovedì 16 maggio 2013

Edificio 17A - Cose che ricordo del passato 20






Francesco abitava vicino al mio appartamento in via Chiavettieri. Condividevamo gli svantaggi e le piccole gioie dello stare soli. Andavamo il sabato sera all'Exit. Non tanto per rimorchiare. Almeno così sosteneva. Perché allora?
Per vedere le solite facce e potersene poi lamentare.”
Non era molto espansivo, Francesco, so che covava un suo dolore personale. Un veleno difficile da eliminare. Ma lui non ci provava nemmeno. Quindi mi faceva parlare e parlare di me per serate intere. Ogni tanto aveva delle battute fulminanti. Mi sarebbe piaciuto tanto trascriverle. Mi ha fatto conoscere Tori Amos e riscoprire Kate Bush. Fra noi due generazioni diverse. Mind the gap. Attenzione al vuoto. Il nostro vissuto era così diverso... sembravamo sbarcati da pianeti differenti. Il nostro vivere l'omosessualità. Io ho dovuto lottare per un minimo di riconoscimento. Lui per nuovi diritti. Io notavo in lui un certo romanticismo d'altri tempi. Lui vedeva in me un libertino amorale. Rimanendo amici.
Col tempo ci siamo persi. Ognuno di noi due è tornato sul proprio pianeta d'origine. Ogni tanto mi capita di alzare gli occhi al cielo e pensare a lui. Incredibilmente in modo affettuoso. Mi manca Francesco...

Mia nonna Barbara era una giocatrice incallita. La sua passione era il gioco del lotto. A quel tempo l'estrazione avveniva solo di Sabato. I numeri della giocata venivano scritti a mano, con una grafia svolazzante. Lei, durante la settimana, smurfiava i numeri da giocare. Nati da un sogno o da un avvenimento particolare. A volte faceva la cresta sulla spesa, pur di racimolare i soldi per le sue giocate. Nessuno sapeva bene quanto giocasse. Nascondeva le cartelle nelle profondità delle sue tasche. Una giocata fissa era il terno 5- 6- 80. Lo giocò per diversi anni senza mai interrompere la tradizione. Ogni tanto vinceva qualcosa. Alla sua morte, per diversi mesi mi accollai la tradizione. Poi smisi. Non avevo avuto risultati incoraggianti.

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