mercoledì 8 maggio 2013

Edificio 17A - Cose che ricordo del passato 17






Boris era una persona straordinaria. Con lui, una passeggiata era tutta una scoperta.
Un giro in macchina: una storia da raccontare.
Vedi quella pianta? Quello è il sommacco.”
Da lì partiva con la storia del padre che faceva la raccolta. O meglio, la faceva fare ad altri. Il padre dava loro qualcosina. Dal sommacco si estraevano tannini usati nella concia delle pelli. La stessa pianta veniva messa nei pollai per allontanare i pidocchi delle galline. I frutti sono velenosi
Tranne che di fumetti, con Boris potevi parlare di tutto. E sapeva raccontare storie bellissime. All'inizio degli anni cinquanta era iscritto al PCI. In un paese, Camporeale, sotto il dominio dei mafiosi. Non era facile. Spesso mi raccontava degli episodi, paragonabili, con i dovuti distinguo, alla Resistenza. Le ricordava, spesso con le lacrime agli occhi, quelle battaglie fatte insieme ai contadini. Poi uscì dal PCI, dopo l'invasione dell'Ungheria da parte dell'URSS.
Che fosse ateo è dir poco. Ogni volta che in TV appariva il papa, partiva tutta una serie di insulti. Quando è morto, le persone a lui vicino decisero di portarlo in chiesa con messa e benedizione finale. Troppo incazzato, me ne sono andato subito.


Per diversi anni, Rosuccia, figlia di mio zio Sarino, passava l'estate da noi. Io frequentavo ancora la scuola media. I suoi vivevano a Genova. Lei era la nipote preferita da mia madre. Questo alle volte mi procurava gelosia. Ma tutto sommato, con Rosuccia avevamo un bel rapporto. Di pomeriggio mia madre buttava una coperta per terra e tutti e due dormivamo insieme. Poi Rosuccia con gli anni venne sostituita dalla sorella Antonella. Anche lei passava i mesi estivi con noi.


Potevo avere sei anni quando salivo su uno sgabello per mettere i dischi. Il mobiletto radio aveva un coperchio che nascondeva il piatto per i dischi. Questi erano ancora i vecchi settantotto giri. La puntina era molto simile ad un chiodo. La scelta era ridotta. Nilla Pizzi, Maria Paris, Claudio Villa e Paul Anka con la sua Diana e pochi altri. Maria Paris era quella che mi faceva più simpatia. I dischi erano ancora fragili, una caduta per terra ed era la fine. Poi arrivò la valigetta giradischi dove si potevano ascoltare i 45 giri. Uno dei primi fu uno con in copertina una ragazza di colore seduta su una sedia in modo provocante. Per molto tempo pensai che Milva fosse una ragazza di colore. La canzone era “Le rififi


Il canadese, cacciato via dalla casa di un amico che abitava un piano sotto l'appartamento di Carlo. Ad Amsterdam ci sono palazzi di tre o quattro piani. In ogni piano spesso c'è un solo appartamento. Dove abitavamo noi la casa era composta da un unico vano con servizio e doccia. In quel periodo convivevo con Carlo. Il canadese era un bell'uomo che mi fece subito simpatia. Ci si frequentò per il breve periodo che passò ad Amsterdam. Poi, per lavoro, dovette andare a Dussendolf. Da lì mi fece avere un biglietto per un volo di andata e ritorno per andarlo a trovare. Non aveva assolutamente problemi di soldi. Li spendeva con una facilità incredibile. Ci scrivevamo e lui ogni tanto mi mandava un assegno. Anche, a distanza di anni, quando ero già tornato a Palermo.

L'amico di cui scrivevo sopra, noi lo chiamavamo la zia acida. Un tipo ossessivo. La casa sempre pulitissima e guai a spostare un qualsiasi oggetto. Naturalmente vietava tassativamente di fumare. Lavorava come steward nella compagnia aerea KLM. Integrato totalmente nel mondo olandese. Rifiutava di essere italiano. Ed evitava a parte Carlo e me, gli altri italiani. Quando faceva qualche incontro, se scopriva che l'altro era italiano lo mollava. Così su due piedi. Una vera zia acida.

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