martedì 7 maggio 2013

Edificio 17A - Cose che ricordo del passato 16





Fu una cosa platonica. Ma non platonica come è intesa comunemente. Basso, grasso, pelato, con pochi capelli bianchi sulla nuca. Occhi azzurri e sempre sorridente. Era il sagrestano della chiesa dei Decollati. Ho messo un sacco di tempo a capire il termine decollato. Quando lo capii mi sembrò una cosa macabra. Come trovavo macabra la teca con le fiamme dell'inferno. Quelle povere figure immerse in un mare di lingue di fuoco.
Il sagrestano teneva pulita la chiesa. Assisteva il prete, e affittava le sedie quando le panche erano tutte occupate. Durante la funzione religiosa, lui sedeva in fondo, vicino all'entrata.
Una volta mi invitò a sedermi sulle sue gambe. La posizione mi parve comoda.


Durante una manifestazione a Milano, nel 1972, partecipai ad uno dei tanti cortei che si svolgevano in quegli anni. Facevo parte del F.U.O.R.I. e con altri compagni andammo portando un piccolo striscione. Era norma, per il nostro collettivo, accodarci agli autonomi. Erano il gruppo con il quale sentivamo un legame più stretto. Durante il corteo vidi per terra un volantino. Come sempre, la prima cosa che facevo in questi casi era guardare da chi fosse firmato. Brigate Rosse.
Lo piegai e lo misi in tasca. Arrivato a casa lo lessi. Era uno dei tanti scritti deliranti, che naturalmente non condividevo. Lo conservai lo stesso come documento di quegli anni. Conservavo spesso il materiale prodotto dall'estrema sinistra. Dai giornali ai volantini. Poi nel 1977 ci fu una fortissima repressione. Mi prese la paura che se quel volantino mi fosse stato trovato in casa avrei potuto passare dei guai. Lo buttai via. Ma con un po' di dispiacere.



Soldi e preghiere. Intorno ai tredici anni. Frequentavo una chiesa vicino casa. La Domenica ci andavo per partecipare alla messa. Prima mi confessavo per prendere la comunione. Il prete alla fine mi diceva di dire un tot di preghiere. Ma mi chiedeva anche una offerta in soldi per la chiesa. Già allora pensavo fosse una richiesta assurda. Non è detto che un ragazzino potesse aver dei soldi da offrire. La richiesta del prete di donare dei soldi era costante. Da questo cominciò la demolizione della mia fede.


Mimmo il barbiere. Frequentavo ancora la scuola elementare. Di mattina andavo a scuola, di pomeriggio andavo a lavorare da Mimmo. Dove lavorava anche mio zio Franco. Ci andavo anche la Domenica. L'attività avrebbe dovuto chiudere alle 13,00 invece a quell'ora si abbassava la saracinesca e si continuava a lavorare. Alle volte fino alle cinque di pomeriggio. Intorno l'ora di pranzo andavo a casa mangiavo e poi ritornavo con un piatto di pasta coperto da un altro piatto e legato con una mappina. Appena arrivavo mio zio si mangiava la pasta nel retrobottega.


Eutanasia. Lilli, la mia cagnolina. Cedutami da Boris perché, sosteneva, che non poteva più badare a lei. Con Lilli vivevamo quasi in simbiosi. Lei amava me, ed io lei. Stava sempre con me anche quando ero in negozio. Poi successe l'irreparabile. Un avvelenamento probabilmente aveva mangiato un veleno per topi. Feci l'impossibile per aiutarla. Ad un certo punto le partirono i reni e non c'era nulla da fare. Trasportai quel piccolo corpicino da un veterinaio all'altro niente nessuna speranza. Come si usa dire bisognava abbatterla. Il veterinaio le fece una puntura. Lei mi cercava con gli occhi. Non riusci a sostenerlo quello sguardo. Piangevo ma non riuscivo a guardarla. Mi allontanai. Cosa che ancora oggi se ci penso mi causa un dolore profondissimo. Non solo, a distanza di tantissimi anni, non riesco a perdonarmi

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