mercoledì 29 maggio 2013

Edificio 17A - Cose che ricordo del passato 27



Sergio aveva deciso di prendere un cucciolo di cane. Il nostro era il primo tentativo. Se non proprio una casa famiglia, una minicomunità. Tre ragazzi, io e un'altra persona a badare in qualche modo a loro. Sergio spuntò con il cucciolo. Era deciso a tenerlo. Un cucciolo! Sapete cosa vuol dire? Un produtttore di pipì e cacca. In notevole quantità. Giornali ovunque a tamponare tutta la piscia del canuzzo. E cacca sparsa.
Non c'ero entrato per parecchi giorni. La stanza di Sergio aveva la porta chiusa. Una mattina dovevo svegliarlo per andare a lavorare e ho visto il pavimento. Una scacchiera di cacca.
Ma come fai a starci? Non si può camminare senza pestarne una.”
Lui si alza dal letto e facendo una strana danza arriva davanti a me senza pestarne una. Poi, a riprova, mi fa vedere come fa a tornare indietro. Compreso il salto finale per atterrare sul letto.
Dovresti pulire...”
A parte un poco di puzza, così è più divertente.”


Abitavo in via Chiavetteri. Era Domenica, giornata libera dal lavoro. Io la dedicavo a fare le pulizie. Volevo spolverare un mobile alto. Salii su una sedia. Scivolai e caddi sulla mano sinistra. Sopratutto il mignolo. Il dolore mi accecò. Dovetti correre in bagno per vomitare. Presi una molletta e le tolsi la molla. Con i due pezzi fasciai il dito tenendolo dritto.
Il giorno dopo avendo ancora un forte dolore andai al Pronto Soccorso del Buccheri La Ferla.
Quando giunse il mio turno le persone che avrebbero dovuto soccorrermi parlavano di ferie. Mi fasciarono il dito con un occhio al calendario. Mi bloccarono il mignolo piegandolo. Dopo diversi giorni, continuando a sentire dolore, mi decisi ad andare da un ortopedico. Appena vide il dito mi disse che c'era un tendine spezzato e che mi dovevo operare subito. Mi sono operato. Il dito, anche dopo la fisioterapia, è rimasto piegato proprio come lo avevano medicato al Pronto Soccorso.
Potrò mai dimenticare quei discorsi sulle ferie?



Fine anni cinquanta. Abitavamo in uno stabile di corso dei Mille. L'appartamento era grande, ben cinque stanze più i servizi. Eravamo però due famiglie in una casa. Certo, ci stringevamo un poco. Mia nonna con i suoi cinque figli più noi... si arrivava a undici persone. Io dormivo in una stanza dove c'era un lettino ed un letto matrimoniale. Nel primo ci dormiva mio zio Nino. Nel secondo ci dormivamo in tre. Pino e mio zio Franco dormivano con me sdraiato ai loro piedi. Per me non era una sistemazione ideale. Nella stanza c'era un piccolo tavolino accostato al muro e tre sedie. Le sedie, la sera, venivano adoperate per appoggiare i vestiti. Questi vestiti al buio mutavano. Si trasformavano in mostri spaventosi pronti ad attaccarmi. La soluzione era quella scontata. Mettere la testa sotto il lenzuolo. Sopportando la puzza di piedi.

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