venerdì 24 maggio 2013

Edificio 17A -Cose che ricordo del passato 24




Il primo capodanno passato ad Amsterdam non fu male. Eravamo a casa di Mario, un amico di Carlo. Preparò tutto il padrone di casa. Mario era un tipo precisino. Teneva la sua casa ch'era uno splendore. Trovava il tempo per aggiustarsi anche le sopraciglie, tirandosi i peli con una pinzetta. Naturalmente amava Liala, ed era un romanticone da morire. Aveva pensato a tutto lui per la serata. Dagli stuzzichini di vario genere ai festoni appesi da una parete all'altra. Invitati: naturalmente, solo uomini. Durante la serata, qualcuno faceva spegnere la luce. Per rendere l'ambiente... più intimo. Come se ce ne fosse stato bisogno.
Quella serata fu per me il primo capodanno in un ambiente finalmente accogliente.


Fra il carbone e il sanpietrino ricordo con piacere più il secondo che il primo. O forse il sanpietrino ha più storia. A Pisa lavoravo in un ristorante. Si cucinava su un piano di metallo riscaldato a carbone. Su questo piano si cucinava di tutto. Dal sugo alla pasta, ma anche bistecche. La riserva di carbone era in uno scantinato. Con una cesta si scendeva una breve scala. Si riempiva la cesta e si portava il carbone su. Questa operazione veniva fatta diverse volte in modo di avere una scorta sufficiente di carbone a portata di mano. Questo per tenere sempre caldo il piano cottura. Io ero il più piccolo di età, quindi, per una legge non scritta, spettava a me andarlo a prendere. Anche se in cucina avevo più responsabilità.
Fuori era un'altra storia. Non che utilizzassi tanti sanpietrini tanto quanto il carbone, ma il gesto e il senso erano sicuramente molto più alti.
Mi sarà capitato due o tre volte di tirare qualche sanpietrino, divelto facilmente dal pavimento stradale, e scagliato contro la polizia. Resta vivida la memoria del sasso in mano contro il potere. Il carbone no. Era il 1969.


Lui era estroso. Ma anche se io non dicevo nulla, mi faceva un po' impressione la sua collana. Ad Amsterdam il fine settimana eravamo soliti, io e Massimo, andare la sera insieme in un pub: il COC. Questo era affiliato ad una associazione che sosteneva i diritti delle persone omosessuali. Lui, Massimo, si agghindava in queste occasioni con una collana. La particolarità di questa collana stava nel suo ciondolo. Il teschio di un cane. Una volta mi raccontò la provenienza. Era un cagnolino che aveva in casa la sua famiglia. Dopo morto fu seppellito nel giardino adiacente alla casa. Un giorno, scavando, rispuntò. Lui lo prese, lo pulì e lo trasformò in una collana. Non era per niente bella. Ma attirava molto l'attenzione degli altri.



Nessun commento: