mercoledì 22 maggio 2013

Edificio 17A - Cose che ricordo del passato 23




A Milano, durante il servizio civile, frequentavo una scuola serale. Li conobbi il professore di matematica più simpatico mai conosciuto. Nell'intervallo qualche volta si metteva davanti a un pianoforte che si trovava in un'aula e suonava, divertendo tutti e divertendosi un mondo. Le sue lezioni erano affascinanti. Geometria e algebra sembravano più comprensibili. Nella stessa scuola conobbi un ragazzo che vendeva acidi. Io ero quello incaricato dal gruppo di rifornirci. Ne prendevamo tanti, ma naturalmente non li assumevamo tutte in una sera. Di solito la serata LSD era quella del Sabato. Per il semplice motivi che in ogni caso avevamo la giornata della domenica per poterlo smaltire completamente.
Le pastiglie erano di colore viola e a forma di piramide. Il giorno dopo ci salivano dei rigurgiti che avevano il sapore delle viole. La sera prima era più difficile dire di preciso cosa fosse successo. Per lo più restavano sensazioni che portavano ad una sorta di misticismo. O ad una sua ricerca. Fra i tre fissi del gruppo - ma ogni tanto si aggiungeva qualche altro - io ero quello più razionale. Riuscivo a camminare in equilibrio fra il qui e il là. Per qualcuno significava non volersi lasciare andare del tutto. Ma io dovevo esserci, non volevo perdere il controllo. Paolo partiva in quarta e andava via, ma se lo richiamavo, lui c'era. Giulio ero il tipo perso, l'esatto contrario di me. Lui, che voleva partecipare alla discussione fra me e Paolo su quale strada fare per tornare a casa. Appena gli è stato chiesto il parere ha cominciato ad avvolgersi in una spirale di dubbi. Mancava poco e ci avrebbe coinvolto nelle sue paranoie. Lui, che davanti alla difficoltà ad aprire il portone di casa comincia a tirare fuori la storia di un complotto per non farci aprire il portone in modo da ritardare il ritorno a casa. Lui, che si presentò nudo al tavolo al quale sedevamo io e Paolo e... pisciò. Una lunghissima innaffiata. Poi soddisfatto ritornò a letto. Ecco questo è un tipo perso.
Io mi vivevo Milano, con le tante sfaccettature del mio essere lì.


Quando da piccolo scontavo la colonia estiva, i miei venivano a farmi visita la Domenica. Non tutte le settimane, ma quasi. Venivano carichi di pasta al forno, parmigiana e cotolette. Tutto cucinato da mia madre. Si mangiava e si restava insieme fino al primo pomeriggio. Dopo averci lasciato qualche regalino - per lo più cibarie varie - ripartivano. Lì mi si chiudeva il cuore, completamente al buio. La Domenica sera era tristissima. Un primo approccio alla comprensione della nostalgia.


Mio padre comprava ogni settimana La Domenica del Corriere. Una delle poche riviste che giravano per casa. Ero affascinato dalle copertine di Walter Molino che illustravano l'evento della settimana. Lo sfogliavo quando andavo in bagno. Come facevo anche con il Sorrisi e Canzoni. Ogni settimana pubblicava i testi di sei o sette canzoni. Scorrevo l'elenco per vedere se c'era qualche canzone che conoscessi. Se c'era, mi mettevo a cantare felice, seduto sul water.

Nessun commento: