domenica 19 maggio 2013

Edificio 17A - Cose che ricordo del passato 22



Santo, il figlio del maresciallo Piazzese, mi dava lezioni d'inglese. In una caldissima estate in una veranda. Con dibattiti sulla pronuncia. Io ascoltavo attentamente la pronuncia dei Beatles. Quella ripetevo, quella era corretta. Invece lui sosteneva di no. Lui aveva studiato. Io ero alle prime armi. Qualche volta chinavo il capo e accettavo la sua versione. Qualche volta.


In casa c'era uno stanzino. Utilizzato come ripostiglio. C'era anche un tavolino con tre, quattro sedie. E tutt'intorno scatole di scarpe, detersivi, secchi e stracci. Noi bambini, lì, ci giocavamo. Costruivamo mondi con tante avventure. La finestrella diventava l'oblò del razzo sul quale volavamo verso un altro pianeta. O c'era il battesimo di una qualche nuova bambolina, vestita per l'occasione con un abitino di tulle fatto da noi. La fantasia non mancava.


Oggi le cose sono cambiate, ma quando Franco Battiato eseguì il suo “Zà” al Punto Rosso non c'erano le folle oceaniche. Franco venne ospite a casa mia insieme al maestro Giusto Pio e consorte. Mia madre e mio padre erano, come al solito, a New York da mia sorella. Io ne approfittai per ospitare i musicisti. Così nel loro letto dormirono violinista e moglie. Franco si adattò a dormire sul divano letto. Siamo stati insieme quasi tre giorni. La cosa che più mi colpì furono le sue conversazioni e l'unico, ossessivo argomento: la musica. Non parlò altro che di musica. Fino alla nausea.


Come si aprivano le cinquecento? Con una chiavetta, utilizzata per aprire la carne in scatola. Con la stessa si avviava il motore. Cose imparate dai ragazzi del carcere minorile di Milano. Gianfranco, un altro obiettore di coscienza, era partito ed aveva lasciato la sua cinquecento. Una sera la tentazione fu enorme, mi procurai la chiavetta, e andai a farmi un giro per Milano. Con una certa ansia. Ma il giro lo feci.


Con un ingranditore per foto di scarsa qualità mi dilettavo a stampare foto in bianco e nero. Lavoravo nel ristorante Il Rustico fra Migliarino Pisano e Viareggio. Io e un altro cuoco abitavamo in un appartamento messo a disposizione dal ristorante. Nella mia stanza impressionavo la carta fotografica e sviluppavo. Mettevo un disco di Tenco e lo usavo come cronometro. I risultati non erano esaltanti ma mi piaceva questa cosa misteriosa di vedere emergere una foto da un foglio di carta bianca. Poi, visti i risultati, decisi era meglio fermarsi lì.





Nessun commento: