sabato 18 maggio 2013

Edificio 17A - Cose che ricordo del passato 21


La bancarella di via Cavour. Quando la sera rientravo a casa, davo sempre una sbirciatina ai volumi esposti. L'acquisto di almeno un volume era assicurato. Lì comprai diversi volumi di Freud editi dalla Boringhieri. Alcuni volumi di poesie di Prevert, Withman, Blake. Per non parlare dei romanzi di fantascienza. La Bancarella era per me come l'ultimo spazio di libertà prima del rientro. Contavo prima i soldi, per essere sicuro di poter pagare il volume scelto. Dopo mi piaceva scartarlo, sfogliare il libro e odorarlo. Alle volte iniziavo a leggere il libro per strada. Approfittando della luce dei lampioni.

Appena arrivato ad Amsterdam iniziai subito a lavorare. Grazie ad una agenzia di collocamento. Il lavoro consisteva nello stare davanti ad una macchina da pressa e staccare il pezzo stampato. Non ricordo se si lavorasse sette ore, compreso il tempo per due pausa caffè. Scoprii abbastanza presto che non ero il solo che ogni tanto si lasciava sfuggire un pezzo difettato. Le due pausa caffè avevano orari diversi. Una di dieci minuti, l'altra di quindici. Il lavoro di per sé non era faticoso, ma decisamente alienante. Si arrivava a fine turno completamenti rintronati. Unico desiderio: pulire la mente con il silenzio.

I ricordi di un altro diventano anche i miei. Sopratutto quando l'altro era Boris. E il ricordo veniva raccontato spesso. Ogni volta con atteggiamento diverso. Dalla rabbia alle lacrime, all'ironia, ma sempre con un pizzico di nostalgia. Alle volte la versione si allungava e venivano fuori piccoli particolari insignificanti Il colore di uno scialle non aggiungeva gran che al racconto. La storia si svolse nei primi anni del 1930. I genitori di Boris avevano comprato dell'olio nuovo. Per saggiarne la bontà, sua madre propose di friggerci un uovo e darlo da mangiare al bambino. Il bambino sentì e capì. L'uovo non arrivò mai, ma la ferita e la sensazione che volessero usarlo come cavia per un esperimento non andarono più via.

Da un'idea mia e di Roberto Lo Sciuto, idea alla quale si associarono successivamente Franco, Benny e Maurizio nacque il Punto Rosso. Il locale era quello precedentemente occupato dalla Locanda degli Elfi. Storico gruppo teatrale palermitano. Il Punto Rosso era la somma di tante cose messe insieme. Era una piccola distribuzione di riviste e libri. Era un minicentro di documentazione che raccoglieva vari documenti sul movimento, dai beatniks a Lotta Continua, dal materiale anarchico a Re nudo. Avevamo lo spazio per fare piccoli concerti. Abbiamo fatto una serie di concerti dedicati alla nuova musica con Kamisaska, Francesco Messina, Franco Battiato. Andati economicamente male. Successivamente abbiamo fatto un concerto con Alfredo Cohen. Questo fu l'unico evento organizzato da noi andato in pareggio. E fu un successone. Con due repliche in più non previste.

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