lunedì 22 aprile 2013

Edificio 17A - Cose che ricordo del passato 5


L'inutile pistola giocattolo regalatami da piccolo per la festa dei morti. Non mi piaceva. Non ricordo quale dono avrei preferito. Affacciato al balcone, sparavo ai passanti. La cosa non mi divertiva e mi dava fastidio pure il rumore che produceva.

Lido. Un omone robusto. Lavoravamo nello stesso ristorante. Facevamo speso a pugni. Una volta l'uno, una volta l'altro, iniziava una provocazione che finiva spesso in una scazzottata. Ma era tutta una scena, nel senso che non litigavamo realmente. I pugni sì, quelli erano veri. Era un modo per giocare. Io per avere un contatto fisico con lui. Perché lo facesse lui non l'ho mai capito.

In un negozio di dischi usati, ad Amsterdam, scambiai le copertine di due dischi. Quello di Yoko Ono costava meno dell'album di John Lennon. Così pagai John Lennon al prezzo di Yoko Ono.

Il Pasto Nudo” di William Burroughs, passatomi dalle mani agli inizi degli anni settanta. Non sono mai riuscito a finirlo. Però ogni volta che lo riprendo in mano riesco a leggere più pagine della volta precedente. Facile vedere il film di Cronenberg. Leggere il romanzo è un po' diverso.

L'estinzione del dolore. Trasformato in una gioia incontenibile. Quasi da stare male. Felice. In ginocchio. Abbracciandomi e piegandomi. In sintonia con l'universo. Non dico minchiate, tutto vero. Ero troppo felice. Mi rasserenò in una notte buia.

Dopo la separazione da Luciano, non ruscivo a entrare da solo in un bar. Mi vergognavo, e mi sembrava fuori luogo. Ho impiegato mesi prima di riuscire a entrare e ordinare un semplice caffè.

La bicicletta... mai avuto da piccolo. Cosa che mi sarebbe tanto piaciuta. Che poi da grande mi vergognavo a imparare. Su di una vecchia bici di mio fratello passavo le domeniche a fare il vialetto della casa di campagna di Boris. Un alienato che andava avanti e indietro. Su e giù per quel breve vialetto, sognando di arrivare in paese in bici. Ma tutto finì lì.

La volpe. Giustamente diffidente, che accettava il cibo che le offrivo, ma solo quando mi ero allontanato. Dovevamo mantenere le distanze. Ogni tanto mi guardava. Non era ostile, la volpe. Quasi curiosa. Mi sentivo onorato del suo sguardo.

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