domenica 21 aprile 2013

Edificio 17A - Cose che ricordo del passato 4


L'abbandono. Avevo circa sei o sette anni, insieme a un cugino della stessa età. Eravamo a Mondello. Uno scherzo dei nostri genitori per vedere la nostra reazione. Io inizia a chiedere alle poche persone che passavano informazioni su come arriva in corso dei Mille. Casa nostra. Poi, gli adulti si ripresentarono tutti sorridenti. Ero incazzato come una belva.


L'unica foto dove sono nudo risale agli inizi degli anni settanta. Ero con il mio amico Carlo in un ristorante di Amsterdam. Un fotografo ci chiese di fotografarci. Non so come Carlo ci fosse riuscito, ma lo convinse a venire con noi a casa. Lì, prima uno poi l'altro, ci siamo fatti fotografare senza niente addosso. Le foto non erano belle.


Il primo bacio. E' stato bellissimo. Certo il posto non era dei più romantici, ma chi può decidere quando questo avverrà per poterlo programmare? A me capitò in posto un po' squallido: un gabinetto di un cinema a Pisa. Eravamo in pieno sessantotto.

Umberto Tiboni è stata una persona importante per me. Lo andavo a trovare durante i momenti liberi dal servizio civile. Mi piaceva stare fra libri e riviste che lui distribuiva. Gli feci un lungo corteggiamento. La prima volta lo facemmo nei locali della distribuzione. Per terra sopra dei cartoni.


Da piccolo mi ero invaghito di un vicino di casa. Piccolo quanto? Intorno ai dieci anni. Sì, molto precoce. Non so cosa avrei fatto per lui. Forse non capivo bene cosa volessi. Ma ero attratto da lui come un matto.


Mia nonna Barbara. Portava in casa una specie grembiule con due tasche. Riusciva a stupirmi sempre con tutto ciò che tirava fuori dalle tasche. Un borsellino. Fogli di carta dove scriveva i numeri da giocare al lotto. Forcine, ma anche biscotti o pane. Un pezzo di matita. Bottoni tutti diversi. Confetti. Un fazzoletto. L'elenco, naturalmente, non è completo.


Negli ottanta lavoravo presso un laboratorio di analisi cliniche. Conobbi un medico. Si fece amicizia. Una sera avevamo deciso di andare al cinema. Invece finì che passeggiammo chiacchierando tutta la sera. Quando gli dissi di essere omosessuale, ci rimasi male non appena lui rispose: “L'avevo capito”.


Mi hai rovinato la serata”. Lui, Sandro, aveva fatto da disc jokey per tutto il tempo, in casa di Dino. Naturalmente bevendo oltre ogni limite. Quando arrivai,era gia cotto. Io lo presi in braccio. Lui vomito tutto. Anima compresa. Allora raccolsi quel che era rimasto di lui e lo misi a letto. Si addormentò quasi subito, biascicando qualcosa di incomprensibile. Il giorno dopo, quando ci parlammo, partì il suo rimprovero. Avrebbe voluto continuare la serata. Non dormire.

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