giovedì 11 aprile 2013

Edificio 17A – Ciccio






Oggi la passeggiata fuori è stata più breve. Faceva fresco e sono rientrato prima del solito. Passo dalla stanza di Ciccio. Scherziamo sul cibo. Ieri, mi racconta, ha mangiato un altro piatto di cui è goloso. La frittella di fave.
“Ma, poco poco” tende a sottolineare. Mi ripete che è dispiaciuto per la separazione. Gli chiedo di raccontarmi del suo lavoro. Lavorava per le ferrovie.
“Ti piaceva questo lavoro?”
“Certo che mi piaceva. L'ho scelto io. Lavoravo al quadro comandi. Ci occupavamo...” non mi importa di cosa parla, guardo i suoi occhi. Stanno sorridendo.
Mi racconta che nel dormiveglia ha come delle allucinazioni. Pensa che abbia sul letto un oggetto che cercava. Aprendo gli occhi si rendeva conto che non c'era nulla. Gli racconto di quelle mie. Il tubicino della flebo portato alla bocca pensando fosse una sigaretta. O la sensazione di avere l'orologio al polso, mentre era un cerotto.
Veniamo interrotti da un'infermiera. Ci invita a lasciare la stanza perchè c'è il giro mattutino dei medici. Saluto Ciccio e gli prometto che ritornerò.


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