mercoledì 2 marzo 2011

Quadri di parole





“Entrano
talora
delle larve
ondeggianti
con gran sussiego
e
andatura solenne
convinte
in cuor loro
di essere
dee”

(Nizar Enzo Piccolo Della Rocca)





In una città umiliata e offesa. Fra munnizza e abbandono. Piccole vite resistono. E in altri, nel suo cuore di sangue siciliano, l'arte si fa strada. Non solo sangue ma anche zibibbo. Dentro una taverna.
Fra artisti affermati, pugili suonati, costruttori di cattedrali di munnizza, bevitori, scivola il Principe. Andandosi a posizionare in fondo al bancone distacco aristocratico. In una delle sue postazioni per osservarci. Per studiarci. Per farci dei quadri. Linee sottili tracciate col bisturi. Parole che scorrono e formano l'immagine, l'essenza della persona. Il Principe osserva dalla sua torre d'avorio, e nel distacco fissa in poche parole un quadro.
La torre d'avorio è in fondo alla Taverna. Sorseggia in silenzio e osserva. Talvolta appunta qualche frase.
Ma ci sono anche quadri intimisti. Di angeli caduti. Di Eden perduti. Sempre con un retrogusto decadente.
Non è facile entrare in possesso dei suoi scritti. Ne è geloso. Ma se riesci a far breccia, un suo librettino te lo concede. Con la copertina colorata. Puo essere azzurra, rosa o verde. A secondo se sei uomo, donna o omosessuale.