venerdì 26 dicembre 2008

Fiiili...





“Fiiili.”
La voce risuona fra i vicoli della Vucciria. Filippo non risponde. Si nasconde dietro un angolo.
“Fiiili.”
Lui, sedicenne agli arresti domiciliari. Per uno dei tanti scippi che avvengono giornalmente a Palermo.
Filippo vive con il fratello, è la moglie di questo che lo chiama affacciata al balcone.
Tante cose affascinano Filippo. Fra tutto in particolare le donne.
Guarda. Segue con lo sguardo. Spia... si inumidisce il labbro. Sogna.
Qualche volta seduto su un motorino posteggiato nel vicolo si masturba guardando una persiana semi socchiusa. Oppure sogna.
Filippo sogna...
Di poterlo rifare. Uno scippo sostanzioso. Una bella turista con un borsello pieno di soldi. Tanti soldi.
Lui non vuole essere come il padre che chiedeva l'elemosina davanti la banca. No! Un bel lavoro pulito pulito. Poca fatica tanto guadagno. Un semplice scippo di borsetta.
Filippo sogna...
Un motorino come quello che utilizzava la madre per accompagnare il marito a mendicare. Ti immaggini con un motorino come riesce meglio lo scippo. No adesso, che deve correre a perdifiato lungo il labirinto dei vicoli della Vucciria. Fino a sentirsi scoppiare il cuore. Con un motorino... sarebbe tutta un'altra storia. Come una scopata, al posto di una sega.
Filippo sogna...
Un'altro telefonino. E libero di scendere tra i vicoli senza doversi nascondere al passaggio di una macchina della polizia. Per sfoggiare il cellulare nuovo, facendo finte telefonate. Parlando a improbabili ragazze, con nomi come Jessica o Pamela.
Filippo sogna...
Sotto queste feste dei botti più potenti. Quelli che fanno tremare i vetri delle finestre. Forte e potente come un tuono di un temporale estivo. E far saltare tutto per aria, e poi ridere fino alle lacrime.
“Fiiilii...”
Filippo torna alla realta...
Si accende una sigaretta con aria spavalda si avvia verso casa.
“Arrivo, arrivo...”
E và verso la sua prigione.

lunedì 1 dicembre 2008

Le foto di Massimo




Ora ti faccio la foto, Perì. Mettiti qui, bene in luce. Che sei bello, Perì! Ti ho curato bene e adesso ti faccio la tua foto. La metterò accanto alle altre. Appesa alla parete con un chiodino. A decine ne ho di foto. Tutte allineate sul muro della mia stanza. Sai ci scrivo in tutte il nome. Perchè, ti chiedi? Perchè anche io ho le mie debolezze. Mi piace avere un ricordo. Io, tutti vi ho amato. E dopo, ogni volta, mi giro verso la parete e piango. Sì, non so trattenermi. Le lacrime lavano il mio dolore. Ma dimmi tu, che faccio? Questo mi hanno insegnato. Di questo campavamo, ed era giusto farlo. Questo fin da piccolo mi hanno fatto vedere. No, non le foto. Ma quello che devo fare dopo. Dopo aver fatto la foto. Perchè questo è il mio mestiere. Vivo di voi, di te e degli altri. Solo che non voglio dimenticarvi e quindi vi fotografo. Dai, mettiti da questa parte che ti si vede meglio. Sei veramente bello!
Due, te ne faccio, due. Per essere più sicuro, due scatti ti faccio. Ecco, fatti!
Adesso entriamo. Mettiamoci vicino quello scarico che c'è per terra. Non ti faccio male. Un attimo, e non senti più nulla. La lama è affilata e cederai presto. Poi non sarai più Perì, ma carne di agnello.
Ora sei carne, io non ho più Perì, e piango la sua assenza.