domenica 25 marzo 2007

Matrimoni



Possibile che un segreto salvi la vita? Anche due. Quando di mezzo c'è una giornata con una recita e un pranzo esagerato. Il segreto deve avere due attori, di solito, per essere tale.
La farsa ha delle regole da rispettare, che tu le condivida o meno. Si cerca di variare fra nero e blu notte, e per spezzare, sfiorando la trasgressione, una cravatta rossa. Oltre non si può andare, e non starebbe bene con il clima (purtroppo senza x) della funzione. Si cerca, chi più chi meno, di immedesimarsi nel ruolo, adattandosi anche nei modi alla scenografia. Come un gesto richiesto dalla cerimonia che ritorna represso, non con la stretta di mano, ma con un buffetto sulla mia spalla.
Se ne parli rompi una promessa, che può essere fatta anche a se stessi. Se non ne parli esiste, e il segreto si realizza come il vaso vuoto. Che è se stesso se non viene utilizzato.
L'officiante va per la sua strada e chiama per nome due persone che magari ha appena conosciuto. E predica cadenzando il suono delle parole in modo strano. Poi il gesto, inaccettabile nel tempio al di fuori di quel frangente. Il bacio tra i due soggetti protagonisti del rito. Complimenti, abbracci e mille auguri. Quindi, il colpo di scena che tutti si aspettavano: gli amici degli sposi che cercano di farli diventare il condimento di una arancina. E ...il riso sulla gradinata può far scivolare, stai attento, dammi la mano, non scivolare, non scivolare... Come le parole, a volte, che cercano di scivolare via e dar corpo allo spirito del non dicibile.
Il frate senza paramenti come è arrivato, anonimamente, così è andato via. Non so se cercasse ancora quella ragazza, a dir poco formosa, sulla quale all'arrivo aveva posato lo sguardo.
Poi le foto, e loro che vanno a mettersi in posa per fermare l'attimo in un ricordo. Ricordi che annoieranno vecchi e futuri amici. Ma si deve fare anche questo, altrimenti non sarebbe possibile fare paragoni.
Anche se, solo quando viene richiesto esplicitamente, si ha un “incipit” tormentato, di solito sta lì a fior di labbra pronto a venir fuori. Sviare il pensiero, qualche volta funziona. Qualche volta fa inceppare le parole.
L'applauso quando loro arrivano è quasi un sospiro di sollievo. Finalmente inizia il pranzo. Fra una chiacchera, un saluto e una foto si ingurgita tanto cibo che basterebbe a sfamare un europeo medio per tre giorni.
Si legge sempre il menù che si trova a tavola, è sempre una sorpresa scoprire come chiameranno le solite varie portate.
Aperitivo, vino a tavola, spumante... Qualcosa si annega nella memoria e... non ricordo più di avere un segreto.




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